Renzo Gorini, direttore Infrastrutture e costruzioni dell'Expo 2015, ha scritto sull'ultimo numero di Progetti e concorsi che sarà garantita comunque la qualità dell'intera operazione Expo pur in assenza di concorsi di progettazione. Lo strumento dell'appalto concorso, che tiene insieme le proposte di progettisti e imprese costruttrici, può essere piegato – questa la tesi – anche alla tutela della qualità grazie a un preliminare di indirizzo per la progettazione. Se la sua promessa sarà mantenuta, lo vedremo a cose fatte. Quel che è certo è che le promesse fatte finora da Letizia Moratti e da Expo spa sui concorsi di archiettura non sono state mantenute. Era il giugno 2009 quando il sindaco di Milano annunciava, nella sede del Sole 24 Ore, 20 concorsi, compreso uno per il masterplan. Un anno dopo, giugno 2010, i concorsi si erano ridotti a 7 ma veniva ribadita la volontà di procedere in questa direzione.
Ora Gorini dice che la qualità sarà garantita e che la scelta dell'appalto concorso è obbligata dalla mancanza di tempo. Sarebbe facile infierire su una tale scelta dicendo che la mancanza di tempo e il richiamo (anche di legge) alle emergenze ha prodotto i peggiori guasti in questo paese. Ancora ieri, Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei conti e fine giurista degli appalti, ha detto che la magistratura contabile vigilerà sugli appalti di emergenza dell'Expo. Quel che mi pare opportuno rilevare è come in tutto il mondo anche grandi eventi si preparano con un coinvolgimento diffuso degli architetti. Perché il concorso – questo non è ancora chiaro in Italia – non soltanto garantisce una selezione di qualità e trasparente delle proposte, ma al tempo stesso promuove il progetto, fa democrazia, assicurando che se ne parli nei modi più aperti possibili.
Non sappiamo se Gorini riuscirà davvero a tutelare la qualità delle costruzioni dell'Expo. Sappiamo però che l'Expo è già un'occasione persa anche sotto il profilo delle procedure per la selezione dei progetti architettonici. Che poi il masterplan sia stato già riportato all'interno dell'ufficio di piano dell'Expo mi pare il segno di una chiusura che la mancanza di tempo e lo status emergenziale non potrà che aggravare.